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Ci sono sapori, odori e sensazioni dell’infanzia che, nonostante il passare degli anni, restano vivi nella memoria e che, per strane ed imperscrutabili ragioni, si sente il bisogno di ritrovare.
Per chi ha avuto la fortuna di avere dei nonni che nelle lunghe serate invernali, seduti davanti al camino sorseggiando del vino caldo, raccontavano, con lo sguardo perso nel vuoto alla ricerca di arcani ricordi, storie strane ed affascinanti di Fate e di Folletti, di Orchi e di Draghi, il desiderio più grande resta quello di riassaporare l’incanto e lo stupore che quei racconti portavano con sé.
Carla Brughi e Alberta Dalbosco si sono messe in viaggio proprio alla ricerca di qualcuno che ancora sapesse prenderle per mano ed accompagnarle nel mondo incantato delle leggende. A volte si sono limitate a leggere dei libri, altre volte si sono incamminate, zaino in spalla, per le valli alpine alla ricerca di una testimonianza diretta. Nell’incanto dei monti hanno incontrato persone meravigliose, gente semplice e ospitale che non negava mai una tazza di latte, un sorriso ed una storia.
Per quella gente le montagne non erano semplici accumuli di rocce, terra e alberi, ma spesso giganti addormentati o guardiani misteriosi, così come le grotte erano ingressi a mondi sconosciuti e incantati. Passeggiando rispettosamente per le valli si fermavano, di tanto in tanto, ad indicare quel masso o quella roccia dove i loro occhi, e pian piano anche quelli di Carla e Alberta, vedevano la bocca, il naso o la fronte di qualche misteriosa e antichissima entità del posto. Allora si sedevano all’ombra di qualche grande albero e con voce bassa e rispettosa raccontavano la leggenda che quella visione aveva rammentato loro.
Così è nato questo libro, che vuol raccogliere le testimonianze di questa gente, affinché queste storie possano ancora esistere ed ancora essere raccontate, di sera, davanti ad un fuoco acceso.
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